SANDRO FOTI


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Giappone

VIAGGI

I miei Viaggi: GIAPPONE
Tokyo, Kyoto, Osaka, Sapporo, Nara, Himeji, M.te Fuji, Shikotsu Lake, Toya National Park.



Venerdì 09/05/2008
I numerosi viaggi in aereo, effettuati per lavoro, con la compagnia di bandiera Alitalia, mi hanno fatto collezionare un bel numero di punti Mille Miglia. Ho deciso di utilizzarne una discreta parte per questo viaggio in Giappone.
Ho inoltre acquistato, qui a Milano, un Pass per le ferrovie giapponesi, molto utile e conveniente in quanto in Giappone i prezzi dei trasporti sono normalmente molto elevati.
Il primo volo è da Linate a Roma, poi il quello fino per Tokyo-Narita dura 12 ore. Sono ormai abituato a lunghi voli. Quando raggiungerò Tokyo sarà già sabato!

Sabato 10/05/2008
Raggiungo Tokyo Narita in orario. Ho dormito un po’ in aereo così spero di non soffrire troppo il cambio di fuso orario.
Ho solo un bagaglio a mano per una vacanza di 15 giorni. Questo insospettisce la dogana, che mi chiede (con innumerevoli inchini) di aprire il bagaglio. Già, loro non sanno che sono abituato a viaggiare con il minimo necessario. Successivamente al cambio valuta ho il primo impatto con le difficoltà di comunicazione. Un addetto mi fa compilare un modulo. A nulla serve dire che io ho Euro che voglio cambiare in Yen. Inoltre sono agli Arrivi, non alle Partenze! Alla fine il modulo non è quello giusto e ne devo compilare un altro. Più lontano vedo il banco dei telefonini da affittare. E’ stata una grave mancanza non aver preso subito un telefonino in affitto, in quanto, poi non è stato possibile utilizzare il mio.
Mi dirigo, come da istruzioni dell’ufficio JTB di Milano, alla biglietteria delle ferrovie JR (Japan Rail) per l’ottenimento del Pass. Ho scelto un Pass da 15 giorni. Il costo è stato di 304.77 euro, ma ne vale la pena, perché permette la libera circolazione su tutti (o quasi) i costosi treni giapponesi.
Salgo sul Narita Express. Le poltrone sono disposte su due file, da tre e da due posti ed è come essere su un aereo. Un pannello elettronico indica il percorso e si illumina per mostrare il tratto già effettuato. Il percorso è di circa 60 km tra le estese coltivazioni di riso.
La città di Tokyo si preannuncia, prima con una serie di villette a due piani tra stretti vicoli, per giungere vicino alla stazione, tra alti grattacieli sua caratteristica importante.
Tokyo è una delle città più grandi del mondo. Qui vivono 12 milioni di persone, ovvero un quarto della popolazione giapponese!
Il primo impatto con la stazione ferroviaria è impressionante. Sono frastornato da una enormità di cartelli. Mi concentro su quelli in inglese. La gente si muove freneticamente. Devo stare attento a non sbattere contro qualcuno e nello stesso tempo guardare i segnali. Quelli in inglese sono scritti con caratteri più piccoli.
Come programmato esco dalla stazione, che ha la facciata in mattoni a vista e si ispira a quella di Amsterdam e percorro a piedi la Marunouchi road fino alla stazione del metrò della linea Marunouchi. Lungo il percorso mi fermo presso gli uffici dei autobus Sightseeing e prenoto una bici per domani.
Prendo il Metrò. Tutto sommato è semplice. Ci sono 13 linee metropolitane e 4 linee ferroviarie, ma tutte le indicazioni sono semplici e molto chiare, così brevemente raggiungo l’albergo. Ho tutto il pomeriggio per “ambientarmi”. Quindi, a piedi e cartina alla mano, ritorno verso il centro. Costeggio il Palazzo della Dieta (Legislativo del Governo) in granito rosa e vado diretto verso il Palazzo Imperiale. Il Palazzo Imperiale è un luogo storico e tranquillo nel cuore della città. Piove e cammino nel parco insieme a un piccolo numero di altri turisti, principalmente giapponesi. L’Imperatore del Giappone vive con la sua famiglia in un ala del Palazzo. Il personale della sicurezza è davvero minimo. Dopotutto il Giappone è uno delle nazioni più sicure al mondo. Non è chiaramente possibile visitare l'interno del Palazzo. Occorre accontentarsi dell’immenso giardino. Sarebbe, ovvero, possibile visitare il Palazzo, ma solo a Capodanno e il giorno del compleanno dell’Imperatore!
Oltrepasso la stazione e raggiungo il quartiere di Ginza famoso per la moda, i negozi, e i grandi magazzini ultramoderni.
Ritorno poi, a piedi, in albergo nel quartiere di Akasaka Mitsuke dove trovo un ottimo ristorante tra le viette all’interno.

Domenica 11/05/2008
La giornata si preannuncia piovosa. Prendo il metrò. Ormai sono esperto. Con rapidi click sullo schermo della macchinetta prendo il biglietto da 160 yen (un euro). Un tabellone grafico indica percorsi e prezzi. In ogni caso se a destinazione il prezzo pagato non fosse sufficiente, posso aggiustare il pagamento con le apposite macchinette. Arrivo al Giardino Imperiale. Avevo programmato di fare un giro in bici questa domenica mattina senza traffico, ma la pioggia è adesso fastidiosa. Giro intorno al giardino Kitanomaru.
Incrocio un gran numero di podisti tanto che penso ci sia una gara. Più avanti due ragazze raccolgono solidarietà (e yen) per una causa ambientalista. Mi fermo e scambio con loro giusto qualche parola. Sono attratto poi da suoni che provengono dall’altro lato della strada. Un gruppo di giovani, in abbigliamento da judoca, trasporta un piccolo altare, molto colorato, al ritmo dei tamburi. Mi spiegano che sono universitari e questa è per loro una sorta di cerimonia.
Il tempo intanto è migliorato. Bisogna approfittarne per il programmato giro in bici.
Affitto una bellissima citybike BMW al prezzo di 13 euro per tutto il pomeriggio. Ho con me le cartine di un percorso che ho trovato in Internet chiamato “Golden Ride Bike”. (scarica
il mio percorso per i GPS o visita il sito www.bikely.com/maps/bike-path/Tokyo-Great-Cycling-Tour). Attraverso in bici alcuni quartieri passando per vicoli ordinati e puliti. A tratti un angolo nasconde un piccolo tempio o una insenatura del fiume con un porticciolo. Mi dirigo quindi verso sud nei quartieri più moderni. La Rainbow Line incrocia il mio percorso. Questi sono i treni che viaggiano su monorotaia.
Nell’isola artificiale di Odaiba, nella baia di Tokyo, attraverso il parco Shiokaze.
Odaiba è una piccola città futuristica, che include centri commerciali e di intrattenimento, parchi, musei e architettura avveniristica. Migliaia di ragazzi stanno organizzando una festa. Alcuni di loro sono addetti ai fornelli o ai barbecue mentre altri, vestiti in modo appariscente, richiamano l’attenzione dei passanti e vendono loro wurstel o gamberetti fritti nella pastella. Buoni, ma un po’ unti. Il percorso mi porta ai piedi di una riproduzione della statua della Libertà. Dopo poche centinaia di metri arrivo al molo. Un traghetto collega le sponde della baia di Tokyo e dalla nave si ha una vista notevole del ponte sospeso Rainbow (simile al ponte di Brooklyn a New York) e dei grattacieli sullo sfondo. Incredibile è il futuristico palazzo della Fuji TV e poco lontano, un barcone racchiude il Museo di Scienze Marittime.
Raggiunto l’altro lato della baia, continuo il percorso in bici attraversando il parco Shiba. Questo parco racchiude un campo da golf e un antico tempio. Poco distante sorge la Torre di Tokyo, alta oltre 300 metri è del tutto simile alla torre Eiffel di Parigi.
Riconsegno la bici alle gentili ragazze dell’ufficio dei autobus Sightseeing, attiguo al Tokyo International Forum. Entro così in questo palazzo, che è in realtà composto da due edifici collegati da un atrio con il tetto in vetro alto 60 metri. Delle passerelle sospese e altissime, in acciaio e vetro, collegano i lati a diversi piani. All’interno ci sono negozi e ristoranti, ma anche sale conferenza con 5000 posti a sedere.
Voglio comprare una scheda telefonica, ma ho qualche difficoltà a capire e spiegare le mie richieste alla signora del negozio. Per fortuna giunge in mio soccorso un indiano, a Tokyo per lavoro. Resto un po’ a parlare con lui. E’ un rappresentante dell’Unesco e alla fine scambiamo gli indirizzi e-mail.

Lunedì 12/05/2008
Faccio colazione in un bar affollato di impiegati. Nel quartiere di Akasaka arrivano molti impiegati dato che sorgono numerosi uffici e palazzi del governo. I camerieri del bar sono molto veloci e salutano tutti coloro che entrano od escono dal locale. La frase è “Arrigatò go zai mas”, molto musicale e spesso “mas” diventa un “maaaas” allungato.
Questa mattina mi dirigo verso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia. Il museo ospita varie sezioni. Una intera sezione è dedicata alle biciclette! Poi altre vanno dalla meccanica alla robotica. In ogni sezione dei tecnici eseguono esperimenti e dimostrazioni davanti ai visitatori. Sezione per me molto interessante è quella delle costruzioni in zone sismiche. Addirittura ci sono modellini delle varie tecnologie di costruzione ed è possibile provare “l’ebbrezza del terremoto” su un apposita struttura.
Nel pomeriggio, con il metrò mi dirigo nel quartiere di Asakusa nella zona settentrionale di Tokyo. Desidero visitare il tempio Senso-ji. Questo tempio, conosciuto anche con il nome di Asakusa Kannon Bodhisattva (dea buddista della misericordia) è il più sacro ed imponente di Tokyo. Ogni giorno qui si svolgono affollati
rituali. Si accede al tempio attraverso la porta Kaminarimon, ovvero la porta del Tuono. Quindi percorro una strada ai cui lati è un susseguirsi di negozi di oggetti tradizionali, ombrellini, ventagli e kimono. Prima di accedere, oltrepassando un'altra porta, alla parte centrale del tempio, su un lato è posta una statua in bronzo di Buddha, levigata dallo sfregamento delle mani dei fedeli. Attraversata la porta Hozo-mon, il cortile è molto ampio e gremito di turisti. Di fronte il braciere per l’incenso è attorniato di fedeli che con le mani si avvicinano il fumo.
Su un lato una fontana con dei mestoli è per lavarsi le mani. Ci sono poi i bastoncini della fortuna da leggere, ma in giapponese!
Lavatomi le mani, e senza scarpe, entro nella sala principale. Occorre battere le mani due volte, poi tenendole unite si recita la preghiera. Volendo si possono gettare delle monete in una enorme cassa di legno laccato nero. Il santuario principale ospita la statuetta d’oro della dea Kannon. Ci sono molti fiori e una rete metallica è posta a protezione per via dei numerosi uccelli. Sul soffitto sono rappresentati draghi e fiori di loto.
All’esterno sorge una pagoda a cinque ordini (piani) e il giardino degli abati, residenza e luogo di formazione dei monaci. Altri edifici completano il tempio. Tra questi un tempio esagonale e la sala Awashima, protettrice delle donne.
Il tardo pomeriggio è dedicato all’elettronica. A Tokyo nel quartiere di Akihabara si trova di tutto, dalle luci dell’albero di Natale al più recente congegno elettronico. Questo quartiere nasce anticamente dalla vendita di materiale surplus militare dopo la seconda guerra mondiale. Oggi è ideale per l’acquisto di telefonini, computer, televisori al plasma e video giochi, ma anche frigoriferi e lavatrici. Fuori dai negozi alcuni giovani dotati di megafono e cartelloni, pubblicizzano i prodotti. Comunque, malgrado alcuni negozi siano “taxfree”, secondo i miei calcoli non trovo una grande convenienza rispetto agli acquisti in Italia o sul web.

Martedì 13/05/2008
Di buon mattino percorro la strada che dall’albergo porta alla metropolitana. Un fiume di gente riempie compatto il marciapiede. Sono sorpreso da quanti impiegati lo stanno percorrendo.
Giungo presto al Parco Ueno nella zona nord della città. Qui molti secoli fa uno Shogun costruì alcuni templi per allontanare gli spiriti maligni. Quando però l’esercito imperiale sconfisse gli Shogun questo posto fu trasformato in un magnifico parco. Al suo interno si trova il Museo Nazionale di Tokyo, che ospita i tesori dell’arte giapponese, il museo della Scienza e lo zoo. All’ingresso dello zoo un cartello informa i visitatori che i panda giganti sono purtroppo morti nello scorso febbraio. Questi erano la più famosa attrazione del giardino, comunque, orde di scolaresche non mancano di visitarlo. E’ fantastico vedere tutti questi studenti di ogni età, nella loro divisa, muoversi in gruppo. Tutti allineati in fila per due o seduti per terra a scacchiera ad ascoltare la lezione dell’insegnante.
Visito il santuario Tosho-gu e poi su un lato la sola faccia di una statua di Buddha. In un grande lago all’interno del parco è possibile navigare con dei pedalò a “forma di cigno”!
Ritorno verso la stazione di Ueno percorrendo alcune strade minori. Qui, per la prima volta a Tokyo, vedo dei “senzatetto”. Questi raccolgono le lattine vuote, le schiacciano con il piede e le ripongono in un carrello del supermercato.
Con la metropolitana mi sposto nella zona est, a Shijuku, dove posso ammirare gli altissimi grattacieli. Tra i tanti spiccano le Tokyo Tocho Twin Towers conosciute per la straordinaria architettura e la spettacolare vista dal 45° piano. Disegnate da Kenzo Tange, uno dei più grandi architetti giapponesi, le torri gemelle sono state ispirate dalla chiesa di Notre Dame a Parigi.
Entro nella hall e, dopo aver fatto una escursione sull’ascensore sbagliato (qualche cartello in più in inglese non guasterebbe), raggiungo il 45° piano. I punti di osservazione si raggiungono con velocissimi ascensori. La vista della città è spettacolare, anche se il tempo non è dei migliori. Nelle giornate più limpide (dicono) si possa vedere il Monte Fuji. Le torri ospitano degli uffici del governo, ma l’entrata è comunque permessa ai turisti.
Mi dirigo verso sud tra le vie strette del quartiere Minami. Oltrepasso la stazione ferroviaria di Shinjuku frequentata da più di due milioni di persone ogni giorno! Questa, oltre ad essere fermata della linea JR e della metropolitana, è anche punto di partenza degli autobus per le periferie.
Giungo così al Santuario “scintoista” Meiji. Durante le celebrazioni del Capodanno è il luogo più visitato del Giappone.
Proseguo ancora verso sud e attraverso il Parco Yoyogi. Questo è un grande parco in stile occidentale dove lo Stadio Olimpico di Kenzo Tange, con il caratteristico tetto a forma di conchiglia, ospita esibizioni di artisti e gruppi musicali.
A poca distanza da qui, la strada ed il quartiere di Omote-sando è un susseguirsi di negozi di moda. Moltissimi sono i nomi italiani. Questa strada alberata è affollata di giovani. Alcune ragazze indossano vestiti che si ispirano ai recenti cartoni animati. E’ molto facile fotografarli. Anzi sono proprio loro che lo desiderano. Basta mostrare la macchina fotografica che si fermano e si mettono in posa. Con la mano fanno il gesto della V. “Indica vittoria?” chiedo, “no pace!” dicono loro, come un famoso (almeno per loro) cartone animato. In un incrocio addirittura la televisione giapponese sta facendo delle riprese ed interviste. Il grande magazzino Omote-sando Hills, con una architettura futuristica, racchiude molti negozi disposti al lato di una rampa che sale a spirale nell’edificio.
Molti giovani giapponesi amano il Karaoke. Entro a curiosare in uno di questi locali dove è possibile registrare un proprio cd o video e la ragazza della reception mi mostra le attrezzature del locale.

Mercoledì 14/05/2008
Questa mattina vado a Nikko. Prendo il treno per Fuksoshita e dopo 50 minuti sul Shinkansen, il treno proiettile, cambio treno per il Nikko Express. La stazione di Nikko è in legno ed è la più antica del Giappone. Percorro, poi a piedi circa un chilometro di strada per raggiungere la zona dei santuari. Nikko significa “raggi di sole” (anche splendore), ma adesso piove forte. Questo è un piccolo paesino di provincia, pulito a una quota di 500 mt slm. Le case non hanno delle bellissime finiture. Forse è la pioggia che rende tutto in po’ più triste. Molti sono i negozi, i ristoranti e le pensioni. Un negozio prepara e vende i tipici sandali di legno.
Il ponte rosso di Shinkyo sul fiume Daiya introduce alla zona dei Templi, salendo poi, per una lunga e ripida scalinata. Questa zona racchiude molti templi, musei, e santuari tanto che per orientarsi il biglietto di ingresso riproduce la piantina dei luoghi e da un lato dello stesso 5 tagliandi vengono ritirati rispettivamente ai vari ingressi. Peccato che non si possa fotografare all’interno di molti templi.
Visito per primo il Tempio Rinno-ji. Non c’è una precisa sequenza da rispettare. Un monaco all’ingresso da il benvenuto ai visitatori: "Questo è il primo tempio fondato a Nikko". Al suo interno ci sono tre statue dorate di Buddha. I cartelli in inglese indicano il Buddha Amida, quello delle mille armi e quello con la testa di cavallo. All’esterno percorro un vialetto, che attraversando un ponticello in pietra, conduce ad un piccolo laghetto. Su un lato, una fila di lanterne in pietra scolpita sono coperte di muschio. Poi un viale, che attraversa un bosco di cedri, si apre davanti al tempio di Tosho-gu.
Questo tempio fu costruito per stupire. E lo fa! Qui hanno lavorato per anni 15000 artigiani. Una scala ripida in pietra e una porta in granito conduce ad un piazzale dove una Pagoda a 5 ordini rappresenta gli elementi: terra, aria, acqua, e... vento e fuoco. Un altra scalinata e quindi la porta Niomon è protetta da due figure: una con la bocca aperta a pronunciare la prima lettera dell’alfabeto sanscrito e l’altra con la bocca chiusa, per l’ultima lettera! Intorno a questo nuovo piazzale sorgono vari edifici. Il più fotografato è la Stalla Sacra con il suo intarsio in legno raffigurante le tre scimmie sagge (non vedo, non sento, non parlo). Molte lanterne in pietra sono allineate lungo i lati del piazzale. Da un lato la Fonte Sacra per la purificazione con la vasca in granito e il tetto il stile cinese. Tre magazzini e la biblioteca sono ai lati di un'altra (!) ripida scalinata. Qui due alte torri sono per il tamburo e per la campana. Entro nel tempio Honji-do. In una sala riccamente addobbata, un monaco batte tra loro due blocchetti di legno per dimostrare che si ode l’eco prodotto tra il pavimento e il soffitto. In effetti è strano, ma vero! Il soffitto è decorato con un dipinto di un “drago urlante”. Altri gradini ed ecco la porta Yomeimon, riccamente decorata con animali e piante. Questa porta ha 12 colonne una delle quali è decorata al contrario. Un difetto voluto (dicono) per non far arrabbiare gli spiriti.
Esco a ritroso e percorro i fantastici viali. Non piove più e la temperatura sarà intorno ai 10 gradi.
E, quando penso di essere appagato per tutto quello che ho visto, giro un angolo e si apre un altro fantastico scenario! Questo mio racconto non può che essere un sunto delle magnificenze viste.
Il Santuario Taiyuin-byo è un mausoleo, situato in un bosco di cedri giapponesi. La porta Niomon, con le due divinità guerriere, segna l’ingresso principale. La fonte in granito ha delle decorazioni di draghi e l’acqua giunge alla vasca con delle canaline in pietra dal vicino bosco. Si svolta a sinistra e dopo un scalinata la porta Nitenmon ha le statue delle divinità del vento e del tuono. Si svolta a destra e… un'altra scalinata! Questa dopo un ballatoio svolta a sinistra. Si giunge così alla torre della campana e del tamburo. Il tamburo è il simbolo della nascita, mentre la campana quello della morte. Scalinata e altra porta. Questa è la Yashamon. Questa ha la particolarità degli intarsi floreali. E’ la terza. Per arrivare alle ceneri del mausoleo occorrerà attraversarne sei! Altro piazzale, lanterne e scala. La porta Karamon con la coppia di gru, quindi la porta Kokamon in stile cinese chiude ai turisti la possibilità di proseguire oltre. A questo punto un camminamento obbligato tra due alte mura conduce all’esterno.
Concludo la mia visita a Nikko fermandomi in un ristorante dove mangio una calda minestra di gamberetti e alghe e una patata dolce fritta nella pastella, accompagnato da tè verde. Poi lungo la strada mi fermo nel centro del turismo e al prezzo di 50 yen (0.30 euro) uso internet per leggere la mia posta elettronica. Arrivato alla stazione devo attendere quasi un ora il primo treno, così approfitto per percorrere il primo tratto di un sentiero in un bosco di cedri.
Ritorno a Tokyo nel tardo pomeriggio e mi fermo a Shibuya. In questo quartiere la folla, soprattutto di giovani attenti al look, si muove compatta tra negozi, karaoke e club notturni. Schermi giganteschi proiettano i filmati dei cantanti del momento e la musica, a tutto volume, molto spesso si sovrappone in un caos allucinante. Poco distante dalla stazione, un incrocio è una baraonda di gente che attraversa al verde in tutti i lati e in diagonale. Avevo letto in internet di questo incrocio. Ma è oltre ogni immaginazione. Resto almeno mezzora a guardare la gente che attraversa. Ho vicino un ragazzo americano, che come me fotografa. Gli dico, guardando la gente: “incredibile!” e lui dice: “no, è pazzesco!”.
E poi in un angolo una statua minuta è punto di ritrovo per molti giovani. Questa statua riproduce il cane Hachiko, che aspettò per 10 anni, fuori della stazione, il suo padrone scomparso.

Giovedì 15/05/2008
Oggi finalmente il sole. Mi sveglio presto per andare sul monte Fuji. Lungo la strada che porta alla metropolitana acquisto in un supermercato qualcosa per la colazione che farò, per guadagnare tempo, sul treno. Si perché, mentre non è buona educazione mangiare per strada, questo è permesso sul treno. Nelle stazioni si possono acquistare dei vassoi di cartone contenenti un assortimento di sushi e sashimi.
Il metrò della Oedo Line mi porta in tre fermate a Shinjuku, qui il JR Chuo line raggiunge in un ora e mezza Otsuki. Prendo un altro treno. Il Kujikyu Line e in 50 minuti, attraversando un tratto di montagna fantastico, arrivo a Fujiyoshida.
Questa stazione è base di partenza per la salita al monte. Appena un secolo fa il Fuji era considerato sacro e poteva essere scalato solo dai religiosi. Adesso i sentieri più alti sono aperti solo nei mesi di luglio ed agosto. Sulla cima il bordo del cratere ha un sentiero percorribile in circa un ora. Ma per raggiungerlo, data la elevazione di oltre 3700 metri e godersi il tramonto, occorre fare almeno una tappa nei rifugi. Lassù però si può trovare un santuario, la stazione meteorologica, un ufficio postale (!) e uno snack bar (!!!).
Oggi sulla sommità un po’ di nuvole coprono la vista al cono perfetto. La scalata non è comunque il mio obiettivo. Con un autobus vado sul più turistico lago Kawagushi, uno dei 5 intorno al monte Fuji. Uno di questi laghi, il Motosu, è riprodotto sulla banconota da 5000 yen. Il lago è del tutto simile ai nostri della Lombardia. Imbarcadero, pedalò, ristorante, grande parcheggio. Ai bordi del parcheggio affitto una bicicletta. Questa MTB, a differenza di quella di Tokyo, non è delle migliori, manca anche di manutenzione, ma perlomeno va! Giro intorno al lago su una bellissima pista ciclabile tra prati fioriti, giardini e qualche piccolo tempio. Sul lato nord faccio le classiche foto del monte Fuji riflesso nell’acqua del lago. Incrocio lungo il percorso molti altri ciclisti e intere scolaresche. L’ultimo tratto su strada a bassissimo traffico automobilistico mi riporta a restituire la bici. Il percorso è di circa 20 chilometri, ma richiede almeno due ore per le continue soste per le foto! (scarica il
file per GPS).
Ritorno a piedi alla stazione di Fujiyoshida. Nell’ufficio turistico una ragazza parla italiano! Voglio visitare adesso la città di Hakone. Così lei mi da indicazione per l’autobus per Gotemba e qui un altro autobus per Hakone. Come per i treni anche i pullman rispettano gli orari con assoluta precisione. Ho giusto il tempo di mangiare un wurstel infilato in uno stecco da spiedino.
Il pagamento sul autobus è in funzione del percorso fatto. Alla salita occorre prendere un biglietto che riporta il numero della fermata. Poi alla discesa si legge il prezzo da pagare su una apposita tabella elettronica in corrispondenza del proprio numero. Alle spalle del conducente un altro pannello luminoso segnala ai passeggeri le curve e le frenate. Il conducente si attiene a procedure di guida rigorosissime. Ad ogni partenza indica con la mano, in sequenza, gli specchietti e sussurra qualcosa, per assicurarsi che tutto sia in ordine.
La città di Hakone non mi ha particolarmente colpito. Questa è una città termale che sorge su resti di un vulcano. Se avessi avuto più tempo, avrei preso la funicolare per Owaku-dani la zone delle fumarole sulfuree, ma è già tardi per rientrare a Tokyo. Prendo un altro autobus per Odawara. Qui il treno Shinkansen Super Express che in breve mi porta a Tokyo.

Venerdì 16/05/2008
Oggi lascio Tokyo e mi trasferisco nella città di Kyoto. Il treno è molto affollato così trovo posto solo nella zona fumatori e mi rammarico di non averlo prenotato la sera prima. In realtà, poi mi accorgo che l’impianto di aspirazione è tale da non farmi quasi accorgere del fumo. Sul treno, molti impiegati leggono i fumetti, particolarmente diffusi in Giappone, mentre molti altri guardano continuamente il proprio telefonino, anche se sono pochissimi quelli che lo usano per parlare. Quando sono in conversazione, si alzano e si spostano in un’altra zona del treno per non disturbare gli altri!
Le donne invece estraggono spesso dalle borse uno specchio direi “abbastanza grande” per controllare il trucco o i capelli. Alcune usano addirittura lo strumento piegaciglia, tanto che sono esposti dei cartelli che suggeriscono di astenersi dall’usarlo in treno o in metrò.
Kyoto si raggiunge in un ora e 45 minuti. Il percorso è di 513 km con quattro fermate intermedie. Notevole è, oltre la velocità, anche la frequenza dei treni. Durante le ore di punta viaggia un treno ogni 14 minuti. Il controllore entra nella carrozza con un inchino verso i passeggeri. Non controlla i biglietti, ma le prenotazioni e riporta su un taccuino la mia posizione così da non richiedermelo successivamente. Anche uscendo dalla carrozza si gira verso i passeggeri e fa un altro l’inchino col capo.
Su questi treni sovente passa una ragazza con un carrello con tramezzini, giornali e bibite, però io, prudentemente, avevo già preso al supermercato il mio panino e acqua minerale per 260 yen (1.62 euro).
Ed eccomi a Kyoto. Questa è la settima città in ordine di grandezza, però è la più ricca di monumenti storici antichi in quanto fu risparmiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Kyoto può essere considerata la culla della civiltà giapponese. Il centro è dominato da edifici di cemento armato e vetro che la rendono simile alle altre metropoli giapponesi, ma tutto intorno è ricco di storia. Alcune donne anziane vestono ancora il kimono. La gente passeggia lentamente nei vicoli e la vita ha un sapore tipicamente giapponese. Qui, non a caso, è nata la famosa cerimonia del tè.
Il cielo è limpido e fa molto caldo. Cammino su Karasuma-dori uno degli assi principali della città. Sono le 12:30 troppo presto per il check-in così lascio la valigia in Hotel e inizio il mio tour.
E’ più rilassante camminare qui tra la gente meno frenetica rispetto a Tokyo. Infatti l’antico nome giapponese di Kyoto era Heian-kyo che significa città della pace e della tranquillità. La città è ai piedi di una montagna che la racchiude per tre lati. Nel centro, tra le strade a griglia, il castello Nijo è una delle poche fortificazioni del Giappone.
La porta Karamon, in stile cinese e con decorazioni dorate, introduce nel cortile. Da qui un porticato è l’ingresso al palazzo.
Tutta la struttura è in legno intarsiato con singolari bassorilievi raffiguranti uccelli in volo e pavoni. All'interno si possono ammirare bellissimi dipinti. Sulle pareti le pitture ripropongono i motivi, spesso ricorrenti, di tigri, bambù, e rondini in volo. Si attraversano più stanze. Una di queste è la grande sala Ohiroma dove dei manichini rappresentano i signori feudali al cospetto dello shogun. I corridoi in legno, da percorrere assolutamente scalzi, scricchiolano tra le assi e i chiodi, producendo un “cinguettio” simile al canto di un usignolo. Quindi si raggiunge il complesso Ninomaru, cuore del castello.
Un gruppo di edifici in legno racchiudono le sale dei ricevimenti, collegate tra loro da passerelle in legno. Le sale, che si susseguono, hanno pannelli scorrevoli dipinti con ciliegi in fiore o scene floreali della scuola pittorica Kano. Poi un pannello divisorio tra due stanze è intarsiato e dipinto in modo tale da riprodurre due differenti immagini sui due lati. A volte le indicazioni in inglese del tipo “bodyguards room” sembrano anacronistiche e fanno sorridere.
Necessario è invece il cartello, che invita i turisti che scendono da una ripida scalinata, a non toccare l’antico corrimano in legno. All’esterno il giardino è favoloso per la varietà delle piante tra ampi cortili e viali alberati.
Esco dal castello Njio percorrendo a piedi la strada verso la stazione, in una vetrina di un negozio di spade giapponesi, mi sorprende il prezzo di un coltellino. 260000 yen pari a 1625 euro!
Questa sera ceno nella zona commerciale, all’interno della stazione di Kyoto. Qui “The Cube” ospita negozi di artigianato e di generi alimentari tipici. La stazione è un elegante complesso con ampi spazi, superfici a vetro e lunghissime scale mobili. Sul lato sinistro, incastonato, c’è un hotel, mentre sul lato destro un teatro divide due centri commerciali. Salgo con le scale mobili fino all’ultima fila. Sembra di essere al terzo anello di San Siro! Ma in fondo c’è la hall della stazione. Poco prima l’illuminato palco per gli spettacoli, e dietro di me un giardino! E dal giardino si può ammirare, dall’alto, tutta la zona nord della città.
Sulla copertura della stazione di Kyoto dei pannelli fotovoltaici per 800 mq forniscono una potenza di 100 kW, fin dal 1997.

Sabato 17/05/2008
Sole e caldo questo sabato mattina! Prima tappa al tempio Higashi Hongan-ji in parte aperto al pubblico perché in manutenzione. Un pannello con foto mostra gli interventi che si stanno apportando alla struttura.
Così vado diretto al tempio di Sanjusangendo. Questo tempio è davvero fantastico. La mia guida scrive: “...produce un effetto allucinatorio sui turisti…”! Entro, senza scarpe, immerso in un forte odore di incenso, nella sala delle 1000 statue a dimensione umana, di bronzo dorato della dea Kannon. E’ un peccato non poter fare delle foto, ma sicuramente acquisterò il volume del tempio. La struttura in legno è lunghissima tanto che in alcuni corridoi gli shogun si allenavano al tiro con l’arco. Sono presenti le statue di Kamakura, mezzo dio e mezzo uccello e di Kampira dei buddisti del Gange.
Esco nel cortile nel momento in cui giunge al tempio un sacerdote in macchina con autista. I monaci del tempio danno a lui il benvenuto in un ordinato comitato di ricevimento. Tutti i turisti occasionalmente presenti fanno foto anche se a debita distanza. Il sacerdote si gira verso di noi e accenna ad un saluto. Poi entrato nel tempio, da questo, si odono cori ritmati al suono dei tamburi.
E’ ora di uno spuntino.
In un locale, abbastanza occidentale e attiguo al tempio, una gentile signora mi serve una buona fetta di torta e un discreto caffè, ma soprattutto molte indicazioni sui templi della zona. Infatti, se a Tokyo i cartelli in inglese sono molto diffusi, qui devo dire che si fa fatica!
Attraverso le strade di Gojo-Dori fino al quartiere di Gion. Questo è il quartiere delle geshia più famoso di Kyoto. Simbolo dei piaceri della vita: il vino, le donne e … il karaoke! Le strette stradine lastricate brulicano di studenti e turisti. Spesso si incontrano ragazze in abbigliamento da geisha e i tradizionali rickshaw. Però a volte l’odore di fritto guasta solo un po’ l’atmosfera. Le geshie girano tra i vicoli facendosi fotografare per la gioia dei turisti. Proseguo tra le strette vie costeggiate da negozi di porcellane che portano a Kiyomizu. Questo tempio ha più di mille anni. Una ampia scalinata e una pagoda in legno dipinta di rosso da il benvenuto. Si sale ancora per ripide scale e camminamenti a ridosso della alberata collina. Fino al piccolo santuario a nord, da cui su uno strapiombo, si ha una magnifica vista sulla città.
Da un lato alcuni turisti si destreggiano a percorrere un tratto di circa 5 metri camminando ad occhi chiusi tra due pietre dette le “Love Stone”. Poi ecco la fonte della sorgente sacra (kiyomizu significa acqua pura). Non è facile prendere l’acqua in quanto questa cade dall’alto, da piccole canaline, distante dal basso parapetto. Così che per raccoglierla occorre usare un mestolo dal lungo manico e sporgersi un po’
pericolosamente. Ripercorro a ritroso le strade del fantastico quartiere di Gion e mi dirigo al Ryozen Kannon, una imponente scultura alta 24 metri tributo al milite ignoto. Attraverso il parco Maruyama, non senza difficoltà per la mancanza assoluta di cartelli in inglese e successivamente mi dirigo verso nord al tempio Chion-in. Mi oriento con le cartine della mia guida, ma a differenza di me molti altri turisti usano i taxi per spostarsi facilmente da un luogo ad un altro. Il colossale Sanmom del tempio Chion-in è la più grande porta di questo tipo in Giappone. Il tempio, attraverso le onnipresenti ripide scale, si apre in un ampio e ghiaioso cortile. Un cartello (finalmente in inglese) spiega che l’ultimo giorno dell’anno un enorme campana fa 108 rintocchi, uno per ogni peccato dell’uomo!
Il percorso prosegue in direzione dello Shoren-in su strade lastricate e sovente con lunghi gradoni. Infatti, ho fatto bene a non usare una bici, anche se ci avevo pensato.
Visto il tipo di strade, sarebbe stata più un ingombro, che di utilità.
Adesso lo Shoren-in, tempio dai ormai “stucchevoli” splendidi giardini, ma dalla particolare presenza delle piante di canfora. Un enorme cartello in giapponese, probabilmente, descrive il tempio e forse ne segnala anche il nome. Con una ragazza americana dobbiamo chiedere ad alcuni giapponesi di quale tempio si tratta! Mi sento come un bambino che non sa ancora leggere! Di questo tempio, mi limito ad una vista esteriore e proseguo.
E’ ora di un bel gelato. Scelgo i gusti aloe e fagioli! Buono, anche se inusuale!
Dopo aver chiesto ulteriori informazioni finalmente trovo la “Passeggiata del filosofo” ai piedi dei monti orientali. Questo bel viale alberato di ciliegi, a lato di un ruscello, è un fresco percorso che unisce molti templi fino a giungere al Ginkaku-ji. Il Ginkaku-ji è il cosiddetto Padiglione d’argento all’interno di uno splendido giardino in parte Zen con dune di sabbia. Ginkaku-ji, a dispetto del suo nome (Silver Pavilion) non fu mai rivestito di argento, malgrado queste erano le intenzioni dello shogun Yoshimasa, ma in ogni caso il parco è fantastico. Incontro un ragazzo americano che sta consultando il suo GPS (garmin gpsmap60). Scambio con lui qualche impressione sull’uso di tale dispositivo e scopro che anche lui ha memorizzato, già da casa, la posizione degli alberghi.
Concludo la giornata con la visita alla Kyoto Tower. Non particolarmente esaltante, e in più, anche costosa (770 yen). Prezzo che confrontato con il fantastico Tempio di Sanjusangendo solo 600 yen (3.75 euro) non ha paragoni!
Anche questa sera al grande magazzino “Porta”, scelgo un nuovo ristorante tra le decine di proposte di “Gourmet Town”. Addirittura ceno in uno e prendo il dessert in un altro locale.

Domenica 18/05/2008
Questa mattina esco presto dall’Hotel. Destinazione programmata: Osaka. Il metrò di Kyoto non è come quello di Tokyo. Ci sono due linee e per raggiungere la stazione dal mio albergo dovrei cambiare treno. La distanza a piedi non è poi eccessiva.
La città, di domenica mattina presto, è decisamente tranquilla e silenziosa. Infatti faccio caso al cinguettio dei semafori per i non-vedenti, al ding-dong per gli ingressi del metrò e addirittura il camion della spazzatura ha un nastro registrato che ripete qualcosa in continuazione. Aspettando sulla banchina il treno per Osaka, gli altoparlanti annunciano l’arrivo del treno “speciale” per Himeji. Himeji era in programma per domani, ma tanto vale andarci adesso. Ho il Pass che mi permette qualsiasi destinazione!
Il castello di Himeji, il più grande dei 12 castelli feudali del Giappone è dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Le mura di cinta, in pianta, somigliano ad un airone in volo. Ed è proprio da queste mura, dalla forte inclinazione, che inizia la visita. Proseguendo, si raggiunge l’edificio in legno della principessa Sen. Occorre togliere le scarpe, ma mi consegnano un sacchetto di plastica dove riporle e delle ciabatte da indossare. Una lunga serie di stanze su due piani della superficie di 18 tatami (un tatami è circa 1.5 metri quadrati) conduce alla Vanity Tower, residenza privata della principessa. La stanza è arredata e dei manichini riproducono una scena di vita reale.
La Torre Maggiore si raggiunge in un labirinto di passaggi e porte delimitanti vari giardini, ideate per confondere il nemico e i turisti!. Dall’esterno la fortezza sembra avere cinque piani, ma in realtà sono sei! La divisione dei piani non è visibile da fuori. Questo racchiude un museo di armi da fuoco, armature, e spade da samurai. Veramente, viste le premesse, mi aspettavo di più! E poi è tutto super tecnologico. Delle immagini televisive si mescolano magicamente a dei modellini delle capanne e dei videowall mostrano le battaglie. Inoltre non è possibile fotografare. Si sale con delle imponenti scale in legno sdrucciolevole, facendo attenzione a non sbattere la testa sulle basse travi, fino all’ultimo piano dove, un altare è gremito di fedeli, e da qui si gode una vista di tutto il giardino. Uscito dal castello, il percorso conduce al cortile del Harakiri, i suicidi rituali, ma probabilmente usato solo per i pozzi dell’acqua.
La visita al castello è stata più veloce del previsto tanto che ho davanti tutto il pomeriggio. Partire presto la mattina e il treno “speciale” mi hanno fatto risparmiare molto tempo. Di ritorno, così, mi fermo alla programmata Osaka, terza città del Giappone in ordine di grandezza.
Lungo il viale che mi riporta alla stazione una giovane ragazza vende dei scarafaggi vivi di circa 15 centimetri trattenuti in apposite scatole trasparenti.
Ad Osaka, scendo dal treno e poi con il metrò “loop in senso orario” arrivo brevemente al parco del castello. Nel parco si sta svolgendo una manifestazione di musica Rock. Molti gruppi si esibiscono distribuiti su una vasta superficie. Proseguendo, un'altra area è destinata ad un mercato all’aperto l’“Osaka Business Park”. C’è in vendita di tutto. Chi espone sono proprio gli abitanti della città, che scambiano o vendono abiti, vecchi giochi, mobili, libri o quanto altro ci possa essere tipicamente nelle loro cantine. Li vicino, un campo da Baseball e una piscina.
Se la Torre Maggiore del castello di Himeji mi ha deluso perché troppo tecnologica, il Castello di Osaka è peggio! Addirittura si sale con l’ascensore! Fantastico invece è il parco. Acquisto un wurstel grigliato e servito infilzato su uno stecco da mangiare come un gelato.
Allontanandomi dal Castello raggiungo il Panasonic Square, interessante per le esposizioni di oggetti elettronici all'avanguardia. Mi soffermo nei reparti del “Blu-Ray Theater”, una combinazione di schermi al plasma e sistema innovativo di surround. Poi partecipo ad un quiz di domande sull’ambiente e il riscaldamento del pianeta. Tutte le grandi Società in Giappone hanno un programma di interventi per l’ecosistema. Fantastico è finalmente parlare in italiano con una dimostratrice. Mi racconta che ha una sorella che lavora a Milano e quando può viene qui.
Ritorno a Kyoto, ceno da Mc Donald e a letto presto.

Lunedì 19/05/2008
Questa mattina visiterò il tempio di Nara, Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco. La città è a circa 50 chilometri a sud di Kyoto e fu la prima capitale del Giappone. L’ufficio del turismo locale mette a disposizione una cartina, che riporta le distanze tra i templi e molte informazioni in inglese. La zona dei templi sorge in un vastissimo parco dove vivono in libertà più di 1000 cervi, qui considerati messaggeri degli dei. Attraverso a piedi il quartiere di Naramachi. Le facciate delle case sono molto strette in quanto anticamente si pagavano le tasse in funzione delle sue dimensioni. Il primo tempio è il Kofuku-ji, che raccoglie antiche statue. Al suo fianco, la pagoda alta 51 metri che andò bruciata e ricostruita cinque volte. L’ultima nel 1426.
Il santuario di Todai-ji è circondato dal bosco e la strada di accesso è costeggiata da alte lanterne in bronzo e pietra erette quali ex-voto. Attraverso tutto il parco fino al Kasuga Shirne, santuario scintoista dalle colonne rosse e oro, e poi verso nord attraversando il Nandaimon gate arrivo al Todai-ji temple. All’ingresso un cartello vieta le foto di gruppo nel cortile!!! Probabilmente per il gran numero di scolaresche e per il “fastidio” che questi potrebbero dare agli altri turisti. In ogni caso le foto in gruppo si fanno lo stesso!
L’edificio imponente in legno è stato ricostruito, ma ridotto ai due terzi di quello originale. Sul tetto una coppia di corna dorate furono aggiunte recentemente quali “abbellimento”. All’interno, il salone di legno fu costruito da molti artigiani, provenienti dal sud della Cina.
Questa è chiamata la Sala del Grande Buddha. Qui la immensa statua di Buddha è alta 16 metri, l’equivalente ad un palazzo di 5 piani, fu costruita con tonnellate di bronzo. Ai lati, altre due statue sono gli “Esseri Illuminati” e poco più indietro le due statue dei “Guardiani del Paradiso”. Una colonna in legno del diametro di circa un metro e mezzo ha un piccolo foro nel mezzo all’altezza del pavimento. La credenza vuole che chi riesce a passare attraverso il foro raggiunge il Nirvana. Bisogna essere molto magri, io non ci provo nemmeno.
Mi dirigo verso ovest, lungo i viali dove cervi e cerbiatti si lasciano fotografare con i turisti e le scolaresche. In tutti i chioschi si può acquistare, per l’equivalente di un euro, il loro cibo. Mentre io con 1570 yen (9.80 euro) mangio spaghetti di soia con frutti di mare e torta con panna e fragole.
Ritorno alla stazione con l’autobus e poi in treno a Kyoto. Nara è stato fantastico!
In stazione a Kyoto, presso gli uffici della Japan Rail, prenoto i posti per il viaggio di domani verso Sapporo.
Piove, così compro al supermercato qualcosa per cena e ritorno in albergo.
Posso concedermi un bagno Onsen. Il Giappone è ricco di sorgenti termali vulcaniche chiamate Onsen.
Questi bagni erano una abitudine secolare considerata anche un rituale religioso di purificazione. Oggi, invece, sono semplicemente piacere personale o cura per la salute. Occorre seguire un rigido “galateo”. Le istruzioni sono chiare e perentorie. L’acqua qui è riscaldata artificialmente ed è arricchita da miscele di erbe terapeutiche. Occorre indossare lo yukata, ovvero una sobria vestaglia verde con cintura e le ciabatte. Dopo una preliminare doccia, non è concesso nel bagno nessun indumento oltre l’asciugamano. Una volta immersi, l’asciugamano va piegato e posto sulla testa. Questo bagno termale rilassante è davvero piacevole dopo questi primi giorni frenetici in visita in Giappone.

Martedì 20/05/2008
Mattinata nuvolosa, ma non piove. Invece al telegiornale mostrano delle immagini dei forti temporali di questa notte.
Check-out dell’albergo, ma lascio li, in deposito, la valigia. Quando esco c’è già il sole e fa caldo. Colazione da Starbucks: caffè e muffin. Una ragazza, per occupare il posto all’esterno del locale, lascia il suo telefono cellulare sul tavolino e poi entra per ordinare. Chiaramente, qui in Giappone, lo si può fare..!
Attraverso il Parco Imperiale, oasi verde nel cuore della città. Il palazzo Gosho non si può visitare perché residenza dell’Imperatore a riposo Go-Mizuno, ma il giardino è aperto al pubblico.
Successivamente prendo l’autobus per Kinkaku-ji. Il Padiglione d’oro appare scintillante sul lato apposto di un laghetto circondato da un bosco. Una immagine favolosa per gli entusiasti fotografi. Ma è vietato usare il cavalletto. Caspita, il Giappone è molto ordinato, ma quanti divieti! La struttura, a tre piani, è totalmente rivestita da foglie d’oro e in cima al tetto è posta una fenice di bronzo.
Nel laghetto piante fiorite e isolotti di cedri e pini. Attualmente, per restauri in corso, non è possibile visitare l’interno, ma vengono mostrate le foto delle stanze. Il percorso continua nel fantastico giardino. Tra laghetti, cascate e prati verdissimi. In un prato, ad una distanza di un paio di metri da un parapetto in bambù, una immagine sacra scolpita sulla pietra ha davanti una ciotola con delle monete. I turisti tentano di lanciare le proprie all’interno. Non è facile visto il mare di monetine fuori! Prima dell’uscita partecipo alla cerimonia del tè. Il tè fu importato dalla Cina e qui apprezzato per le proprietà medicinali. Lo scopo del rituale (chaji) che prevede uno spuntino leggero a base di una pasta dolciastra è espresso dalle parole Samurai “ichigo, ichie” che significano “una vita, un incontro”.
All’esterno alcuni ragazzi mi vengono incontro e mi chiedono se possono parlare con me in inglese. Chiaramente acconsento e loro estraggono una lista di domande abbastanza comuni. Per finire mi fanno scrivere in un riquadro una frase. In cambio chiedo, e ricevo, il mio nome scritto in giapponese e una foto di gruppo.
Ho ancora un po’ di tempo prima del mio treno notturno per Sapporo e dato che sono già esperto delle linee degli autobus, mi sposto nel quartiere di Arashima. Il quartiere, alle pendici dei monti, offre bellezze naturali ed architettoniche quali per esempio il “ponte della luna”. Dove si svolge la pesca con i cormorani ammaestrati. Ultimamente, però, divenuta residenza di famosi attori del cinema giapponese, attira orde di ragazzini alla ricerca di immagini e autografi.
Acquisto un cetriolo tenuto a mollo in acqua e sale e infilzato sul solito stecco. Intanto ritorno, in treno, in albergo per ritirare il bagaglio.
Passerò questa notte viaggiando verso Sapporo nell’isola di Hokkaido. Il viaggio sarà lungo e dovrò cambiare cinque treni.
Prima tappa: Tokyo e poi Sendai. Arrivo a Sendai alle 23:47. Dovrò aspettare il prossimo treno fino alle 06:30. Passo così la notte in un locale dove ceno, scambio qualche parola con i camerieri e leggo un po’.

Mercoledì 21/05/2008
E’ mattina presto quando ritorno in stazione e i bar non sono ancora aperti. In un cantiere gli operai stanno facendo ginnastica. Vorrei bere un caffè caldo, ma non trovo neanche le macchinette. In compenso ce ne una (in funzione) per le vitamine! Finalmente sul treno bevo un buon caffè e carico le batterie della fotocamera. A Hachinohe cambio ancora treno. Questo treno ondeggia un po’, a differenza dei treni superveloci, così mi addormento. Quando mi sveglio la mia poltrona è l’unica della carrozza rivolta nell’altra direzione.
Infatti è possibile ribaltare lo schienale così da viaggiare seduti sempre nel senso di marcia.
Questo treno passa in un tunnel lungo 54 chilometri sotto il canale di Seikan a una profondità di 240 metri sotto il livello del mare. Un cartello mostra la sezione longitudinale del tunnel e i tempi di percorrenza.
Dopo il tunnel entrati sull’isola di Hokkaido il paesaggio è cambiato. Gli innumerevoli campi di riso adesso si alternano a vaste foreste e fattorie.
Cambio treno (ancora), ma fantastica è la stampa che mi ha fatto la ragazza della stazione di Kyoto con le indicazioni dei treni: città, orari, numero della banchina, carrozza e posto. Quasi guidati per mano! Il treno per Sapporo è il Super Hokuto, un treno con motore diesel. Questo costeggia la vasta baia sull’Oceano Pacifico di Uchiura wan. L’isola di Hokkaido è “Natura” e questo è il biglietto da visita!
I giapponesi scoprirono quest’isola solo nel 659, ma la considerarono troppo lontana e fredda. Solo nel 1860 fu annessa al Giappone, quindi è priva di tutte quelle testimonianze architettoniche del passato come templi, altari e monumenti storici.
Su questa vasta isola vive solo il 5 percento della popolazione giapponese e tutta concentrata a Sapporo. L’interno è caratterizzato da montagne e laghi vulcanici. Il vento dal nord, proveniente dalla confinante Russia, fa scendere la temperatura, adesso in maggio, attorno ai 15 gradi, ma d’inverno si toccano i meno trenta. Questo permette una lunga e sfruttata stagione sciistica.
Ho pranzato sul treno e nel primo pomeriggio arrivo a Sapporo. Questa città mi appare immediatamente la più cosmopolita tra le tante viste in Giappone. Tutte le informazioni sono in doppia lingua. Lascio la valigia in albergo e mi dirigo verso il vicino parco Odori.
I semafori indicano quanto tempo manca al rosso con dei display luminosi. Al contrario quasi nessuna bicicletta ha le luci funzionanti. Il parco Odori, nel mezzo di un asse stradale nella direttrice est-ovest, da un lato si chiude presso la torre della televisione, del tutto uguale alla torre Eifell, e dai monti dall’altro lato. Adesso nel parco si sta svolgendo una manifestazione per la degustazione dei vini del mondo, ma francesi in particolare. I prati sono zeppi di fiori di ogni genere, statue e fontane. Un orologio mostra il tempo che manca al Summit del G8 di luglio in Hokkaido e precisamente sul lago Toya. Dopo cena la città si riempie di luci. La torre della televisione e le fontane colorate sono fantastiche.

Giovedì 22/05/2008
La mattinata inizia con una abbondante colazione europea in albergo. Poi, in treno vado a Chitose a circa un ora di viaggio. Attendo in una sala di aspetto il pullman per il lago Shikotsu e passa a bassa quota un F15 Eagle, della vicina base americana.
Nell’attesa bevo una cioccolata calda alla macchinetta. Sono soddisfatto, anche per aver saputo usare il distributore che ha tutte le indicazioni in giapponese.
Sul pullman le poltroncine, pur rivestite di velluto, non mi permettono di distendere le gambe, anzi devo tenere i piedi di lato e ho le ginocchia piegate! Il pullman percorre la statale 453 nella zona boschiva dei laghi Toya e Shikotsu. Sul lato della strada una lunga pista ciclabile asfaltata interseca molti sentieri sterrati, che si inoltrano nel bosco.
Il pullman, al capolinea, lascia i turisti davanti al lago. Gli uffici del turismo, quello del Ranger, alcuni ristoranti e l’ostello della gioventù, sono gli unici edifici. Affitto una bici e percorro alcuni di questi sentieri.
Sono ben segnalati e molti cartelli mostrano la fauna presente nella zona. Inoltre ci sono numerosi punti di osservazione. Ma il percorso è più adatto al trekking, così ben presto riconsegno la bici. Visito, nel centro del turismo, il museo zoologico e pranzo poi con sushi e gelato da un simpatico giapponese che è stato in vacanza in Italia e mi elenca tutte le città visitate.
Il pullman che ritorna a Chitose ha dietro al conducente un pannello luminoso che indica ai passeggeri quando il mezzo gira a destra, a sinistra o si sta fermando.
A Sapporo, negli uffici della stazione, prenoto un albergo a Tokyo per sabato. E anche il treno. Questa volta, però, scelgo la carrozza letto. Costa 12150 yen (76 euro). Differenza in più sul mio Rail Pass, ma risparmio il costo della notte in hotel e soprattutto il tempo, perché arriverò a Tokyo alle 09:30 del mattino.

Venerdi 23/05/2008
Ultimo giorno a Sapporo. Nuvoloso e 15°C. Ad est del parco Odori sorge il grande magazzino “Sapporo Factory”. Molti negozi espongono prodotti locali, ma tanti sono anche la merce italiana, soprattutto di abbigliamento. Un po’ alti i prezzi. In un negozio di attrezzature per la montagna riconosco la tenda che ho acquistato a Milano tempo fa. Qui costa il doppio!
A piedi, verso nord, raggiungo il Sapporo Beer Garden e Museum. Qui è possibile visitare gli impianti per la produzione della locale birra. Inoltre nel adiacente locale si gusta un piatto di carne di montone cotta alla brace bevendo, chiaramente, la famosa birra.
Ritorno con l’autobus al Government Office Building. Questo edificio detto anche Archives of Hokkaido (palazzo della regione), è un bellissimo edificio in stile barocco (loro dicono “western style”) con le facciate in mattoni rossi. All’interno una parte dei locali sono adibiti al museo, mentre nel restante edificio si trovano gli uffici del governo. Non c’è una separazione netta, ma solo dei cartelli che indicano quali stanze sono permesse ai turisti. Una sezione spiega l’obbiettivo del governo di Hokkaido di proporre una costituzione per i rapporti culturali ed economici con le tre isolette che, verso nord, raggiungono penisola della Kamciatka (Russia). Vengono mostrati gli scambi del passato e quelli tuttora in corso. In pratica sembra che gli abitanti dell’isola di Hokkaido si sentano più di origine russa che giapponese.
A pochi isolati, poi, visito il Clock Tower. Questo bianco edificio, con il tetto rosso ed una torre dell’orologio, fu costruito da tre americani del Massachusetts. Inizialmente fu usato quale sala per le cerimonie importanti del Agricultural Collage, libreria e stanza della lettura.
Ritiro il bagaglio dall’albergo e vado in stazione. Un quartetto di archi e flauto nella hall esegue brani di musica classica. Il pubblico attento e in piedi è contenuto in un recinto di nastri.
In sala d’aspetto, su un piedistallo, c’è una riproduzione della sirenetta di Copenaghen.
Ecco il mitico 539 Hokutosei, treno con carrozze letto da Sapporo a Tokyo. Molti turisti al suo arrivo, lo fotografano. Il vagone è spartano e divido il compartimento con tre ragazzi. Non riesco a socializzare perché ben presto spostano la tenda che chiude la loro cuccetta. La ragazza delle prenotazioni mi ha fatto scegliere il posto in alto per avere più aria. Poi il controllore mi consegna il necessario per il letto, una vestaglia e le ciabatte.

Sabato 24/05/2008
Ore 09:30 sono a Tokyo. La scelta della carrozza letto è stata fantastica. Ho dormito bene ed ho risparmiato il tempo del viaggio.
Approfitto subito per visitare il museo della comunicazione su Marunouchi Road. Però sono molto deluso perché, nel museo della “comunicazione”, le insegne in inglese sono davvero poche. Il museo ha una enorme sezione per le Broadcasting (TV e Radio commerciali), una altra per i servizi postali nel tempo. Mentre per la storia della radio è presente un solo pannello. Addirittura viene scritto che sebbene si consideri Marconi l’inventore della Radio, un giapponese c’era già arrivato molti anni prima!
Poi vado in hotel lascio la valigia e proseguo per il quartiere di Omote-sando. Dove parlo un po’ con alcuni ragazzi entusiasti e fans della moda italiana!
Successivamente, nel pomeriggio, inizia a piovere un po’ ed è il momento della ricerca dei regali e souvenir. Devo dire che comunque in aeroporto ci sono molti negozi e si trova di tutto.
Nello showroom della Kenwood osservo gli ultimi modelli di apparecchiature radio per la mia passione di radioamatore e poi torno in albergo e, siccome piove, ceno nel ristorante interno. Le gentili ragazze del locale sono in costume tradizionale. La mia stanza è al 20° piano con una vista notturna sull’incredibile città.

Domenica 25/05/2008
Ultimo giorno in Giappone!
Non piove fintanto che prendo il metrò, poi il Narita Express e in breve sono in aeroporto.
Farò tappa a Fiumicino a sera, ma dello stesso giorno e alla 21:30 sono a Milano.
A presto Magico Giappone!

GIAPPONE

MAGICO GIAPPONE
Un Paese unico tra tradizione e modernità.
Per entrare in Giappone ci vuole il passaporto, ma non è richiesto il visto per gli italiani che soggiornano, per turismo.
La circolazione stradale è sul lato sinistro, ovvero come quella anglosassone e occorre tenere la sinistra anche sulle scale mobili.
La differenza di fuso orario tra Italia e Giappone è di 7 ore in estate e 8 ore in inverno. Il Giappone non adotta l'ora legale.
Poiché il Giappone è un arcipelago che si estende per oltre 3000 km da nord a sud, il suo clima varia molto e si passa da zone con clima sub-artico di Hokkaido a zone con clima sub-tropicale di Okinawa.
La moneta è lo yen. Al ufficio cambio ho ottenuto 161.29 yen per un euro senza commissioni (maggio 2008), ma per il prelievo in yen dai ATM il cambio, comprese le commissioni, è circa 150 yen per euro. I negozi e gli alberghi applicano un cambio di 160 yen per euro.
Si risparmia se si portano gli euro e si cambiano li. Eventualmente, se si ritirano soldi dagli ATM, visto che le commissioni hanno un fisso più una percentuale, occorre ritirare cifre più consistenti per volta.
Io ho ritirato dei soldi da un ATM in un Ufficio Postale di Tokyo. Ho “cliccato” sullo schermo il riquadro Help. Lo schermo mi ha mostrato la foto di una ragazza e dopo 5 secondi era li in fianco a me con divisa e cappellino per aiutarmi!!!


La gastronomia giapponese può definirsi come un’opera d’arte. Il cibo tipico consiste in una ciotola di riso con una zuppa di soia, e una vasta varietà di verdure accompagnate con piccole porzioni di carne. La varietà di piatti è interminabile. Per fortuna in tutti i locali sono esposti modelli riproducenti i piatti serviti.
I giapponesi mangiano con le bacchette, e occorre provare a lungo per diventare esperti. Io ho rinunciato e ho sempre chiesto e ottenuto le posate, anche se poi ero “osservato” con curiosità dagli altri commensali.
Normalmente è ottimo un bel piatto di noodles, gli spaghetti giapponesi, che devono essere rissucchiati rapidamente. Poi le soba, tagliatelle di farina di grano integrale, mentre le somen, più sottili, si mangiano fredde e bagnate in salsa. Si possono insaporire con salsa di soia e zenzero grattugiato.
Non si può fare a meno del celebre sashimi, pezzi di pesce crudo accompagnato da fettine estremamente sottili di zenzero, pasta di rafano e pasta wasabi, e del sushi, il pesce crudo ricoperto di riso cotto e arrotolato a forma di polpettina cilindrica. Generalmente è avvolto nel nori, un foglio di alga seccato, che racchiude il riso ed il ripieno.
La bevanda è il tè verde, che viene sempre servita anche se non richiesta. Il liquore tradizionale invece è il sake, preparato con riso fermentato.
Il Giappone è stato il primo Paese a costruire una linea dedicata per l'Alta Velocità. I primi progetti risalgono agli anni ’40, ma il primo tronco (Tokyo-Osaka) è stato iniziato nel 1959 e inaugurato il primo ottobre 1964, in occasione delle Olimpiadi.
La banchina del treno è a filo, ovvero allo stesso livello. Le corsie disegnate per terra e numerate delimitano il punto esatto in cui la porta del treno si aprirà, in modo che i passeggeri possano attendere in modo ordinato l’arrivo, e le operazioni di entrata e uscita possano essere molto rapide. Tutto questo consente di mantenere velocità medie di percorrenza elevatissime. Poi la puntualità maniacale si stima in ritardi medi inferiori ai dieci secondi!
All’interno delle carrozze la situazione è molto confortevole, pulizia assoluta, sedili reclinabili e orientati sempre in direzione della destinazione (grazie alla semplice trovata di averli resi girevoli, anche da parte dei viaggiatori), gentilezza estrema degli addetti al controllo dei biglietti (sempre con i tradizionali guanti bianchi). All’interno di ogni carrozza c’è uno schermo che preannuncia le fermate e, alle stazioni, il nome della città è scritto sia in caratteri giapponesi sia in inglese.
In molti treni è obbligatorio la prenotazione del posto.
Nessuno parla ad alta voce sul treno. Una dolce musichetta orientale avverte che stiamo giungendo in stazione, così quelli che si sono addormentati vengono svegliati dolcemente...
Per l’accesso ai binari mostro il mio Japan Rail Pass all’addetto al fianco dei tornelli di ingresso o di uscita.
I parcheggi pubblici per le auto sono suddivisi per lunghezza, per larghezza e per altezza (SUV). Occorre quindi scegliere il tipo giusto in funzione delle caratteristiche della propria auto. Il pagamento si fa in anticipo con delle macchinette. Ma se il tempo è scaduto, una sbarra di metallo, blocca l’auto fino al pagamento della somma dovuta.
Il voltaggio in Giappone è di 100 volt e le spine sono piatte.
Nelle città maggiori ci sono intere zone dove non si può fumare per strada e anche mangiare passeggiando non è apprezzato. Soffiarsi il naso in pubblico non va bene invece tirare sul col naso si!
Ogni anno, in Giappone, si verificano più di 1000 terremoti, ma solo qualcuno può essere avvertito sugli edifici più alti.
In Giappone ci sono pochi nomi di strade.
Gli indirizzi iniziano con il numero della prefettura cui segue quello del quartiere, dell’isolato ed infine il numero del palazzo. La numerazione degli edifici in un isolato è spesso dettata dall’ordine in cui sono stati costruiti. Così che molti biglietti da visita hanno sul retro una piantina della zona!
Le religioni tra lo Shintoismo (spiriti venerati nei templi) e il Buddismo (culto di Buddha), sono, in fondo, uno strumento per garantirsi un aiuto per successi professionali o scolastici.
Lo sport nazionale è il Sumo. I giapponesi prendono sport e attività ricreative con la stessa serietà con cui prendono il lavoro. Questo anno (2008) il campionato è stato vinto da un atleta di origine ungherese. Un Europeo, dicono sorpresi, in televisione!

TOKYO
Non si visita Tokyo per cercare pace e tranquillità!
Tokyo fu fondata nel 1590 con il nome di Edo ed era il quartiere generale dell’impero militare degli Shogun. Edo vantava cultura, quartieri di piacere e teatri. Dopo la caduta degli Shogun nel 1867, e la restaurazione dell’Imperatore al potere, la città venne ribattezzata Tokyo.
Se sarete sopraffatti dalla attuale incredibile frenesia, potrete rilassarvi un po’ nelle tranquille stradine o nei giardini, che danno quel senso di pace nel quale i giapponesi sono maestri da secoli.


La cosa più sorprendente di Tokyo è che non ha un vero e proprio centro. E' formata da ventitre circoscrizioni, ventisei città minori, sette cittadine e otto paesi. Si estende per 88 chilometri da est a ovest e per 24 chilometri da nord a sud. La parte posta a nord-est del Palazzo Imperiale è quella che incarna la storia della città, il suo tradizionale modo di vivere, mentre a sud-ovest ci si può immergere nella Tokyo più moderna, lussuosa e internazionale.
Le vie di Tokyo, tranne quelle principali, non hanno un nome. Ecco perché, lontano dalle strade principali e dai punti di riferimento, ci si può perdere molto facilmente.
Alcune stazioni del metrò sono grandi come una città! Ci sono le indicazioni della distanza che manca ai tornelli.
Le piattaforme di molte stazioni della linee metropolitane di Tokyo hanno delle barriere di sicurezza, installate nel tentativo di impedire alle persone di cadere sulle rotaie. Le barriere si aprono e chiudono contemporaneamente con le porte del treno.
Le banchine del metrò hanno molti cartelli indicanti dove fare la fila. È possibile usare Internet veloce sul metro e alcuni vagoni, in certi orari, sono riservati alle donne.
Tokyo è una delle città più sicure del mondo, con una bassa percentuale di crimini e violenza. La popolazione, nonostante la vita frenetica, ha mantenuto la gentilezza e l'ospitalità tipiche del carattere orientale. Non ho sentito suonare un cellulare e nel traffico nessuno si spazientisce o suona a chi blocca la fila.

HOKKAIDO
Hokkaido rappresenta la meta ideale per chi desidera fuggire dalla folla e immergersi nella natura. Le stazioni termali sono numerose e meno care rispetto a quelle nel resto del Giappone.
Le città sono circondate da montagne, verdi vallate, foreste, laghi limpidissimi, monti bruciati dalla lava, gole profonde, geyser e pozze di fango bollente. Le coste sono scoscese e selvagge. Alcune sono creste vulcaniche. La fauna è molto ricca: orsi, volpi, cervi e aironi. L'isola vanta ben cinque parchi nazionali che offrono panorami di una bellezza davvero inconsueta.

L’ ONIGIRI
L’ onigiri è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone e vari condimenti come il sesamo. Ha una forma triangolare, con una striscia di alga nori su un lato per poter essere afferrato comodamente.
Si potrebbe considerare il moderno simbolo della cucina giapponese nella variante da asporto. Ma non mangiatelo per strada! In treno, invece, è consentito!

LA BICICLETTA
La bici è diffusissima. Ogni fermata della metropolitana ha parcheggi a pagamento multipiani SOLO per biciclette, con migliaia di biciclette che vengono lasciate per poi proseguire a bordo della metrò. I parcheggi sono giganteschi, con rastrelliere numerate. Spesso sono organizzate per aree e colori anche a più livelli.
In Italia spesso si spendono cifre gigantesche ed inutili per realizzare piste ciclabili in “tartan” con tempi biblici di realizzazione.


In Giappone esistono i “percorsi ciclabili”. Su strade e marciapiedi le biciclette hanno percorsi segnalati semplicemente con la vernice e le carreggiate hanno a lato uno spazio di 50 cm. Sui marciapiedi lo spazio ridotto è dedicato ai pedoni e le bici possono parcheggiare a spina di pesce quasi ovunque o dove c’è il segnale.
Le strisce pedonali hanno a fianco l’attraversamento per le bici.
Però, se lasci la bicicletta sulla strada in un modo non consentito, tutte le notti, passa un camion di servizio cittadino e rimuove tutte le biciclette parcheggiate male e le porta in un deposito. Si paga una multa per riprenderla.

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